Emergono i dettagli sull'operazione che ha portato stamane all'arresto di tre insospettatbili incensurati che hanno avuto un importante ruolo nella lunga latitanza del boss defunto Matteo Messina Denaro. I carabinieri del Ros hanno arrestato per associazione mafiosa l'architetto Massimo Gentile, il tecnico radiologo dell'ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo Cosimo Leone , e per concorso esterno in associazione mafiosa Leonardo Salvatore Gulotta. Tutti e tre campobellesi, Gentile dal 2019 vive a Limbiate, in Lombardia dove lavora presso l'ufficio tecnico del Comune e gestisce gli appalti e decine di progetti finanziati con i fondi del Pnrr. Secondo l'accusa per dieci anni, tra il 2007 e il 2017, avrebbe prestato la sua identità al padrino consentendogli di acquistare una Fiat 500 e comprandogli una moto BMW, di stipulare l’assicurazione sui due mezzi, di compiere operazioni bancarie attraverso la fornitura di un documento a lui intestato. L'indagato è parente di Salvatore Gentile, killer ergastolano, marito dell'amante storica di Messina Denaro l'nsegnante Laura Bonafede. A Cosimo Leone, cognato di Gentile, i pm contestano di aver garantito al boss latitante, a novembre del 2020, di fare in sicurezza una Tac al torace e all'addome, di avergli consegnato un cellulare riservato durante il ricovero all'ospedale di Mazara del Vallo, nei giorni in cui il capomafia venne operato di tumore al colon e di avergli fatto recapitare dopo le dimissioni il cd della tac da mostrare agli specialisti che lo avevano in cura.
Leone sarebbe stato, dunque, per Messina Denaro «oltre che un indispensabile tramite con l'esterno durante l'intero periodo di degenza, anche un importantissimo punto di riferimento all'interno dell'ospedale». Gulotta, infine, è accusato di aver messo a disposizione di Messina Denaro, tra il 2007 e il 2017, la propria utenza telefonica per poter ricevere comunicazioni dal rivenditore della Fiat 500 acquistata sotto falso nome e dalle agenzie assicurative presso le quali erano state stipulate le polizze per la macchina e la moto comprate con l'identità di Gentile. Ancora oggi, a distanza dì pochi mesi dalla morte di Matteo Messina Denaro, una totale omertà «avvolge come una nebbia fittissima tutto ciò che è esistito intorno alla sua figura, ai suoi contatti, ai suoi spostamenti ed alle relazioni che ha intrecciato nei lunghi anni di clandestinità».
È la dura accusa lanciata dalla Procura di Palermo guidata da Maurizio de Lucia che indaga sulla rete di fiancheggiatori del boss. «Si tratta di un'omertà trasversale - spiegano i magistrati - che di fatto, allo stato, ha precluso agli inquirenti di avere spontanee notizie anche all'apparenza insignificanti: nessun medico, operatore sanitario o anche semplice impiegato di segreteria che abbia avuto contatti con Messina Denaro Matteo (alias Bonafede Andrea), ha ritenuto di proporsi volontariamente per riferire ai magistrati o alla polizia giudiziaria di essersi occupato, a qualsiasi titolo, del latitante o comunque rivelare quanto appreso direttamente, o anche solo indirettamente, sulle cure prestate all'importante capo mafia».
I pm parlano dell'esistenza «di una vasta, trasversale e insidiosissima rete di sostegno, ancora in minima parte svelata, che ha consapevolmente supportato le funzioni di comando del Messina Denaro, consentendogli una latitanza sul territorio, con documenti, auto e moto, esami clinici e contatti nel mondo sanitario».
Sugli arresti è intervenuto anche il primo cittadino di Campobello di Mazara Giuseppe castiglione che ha affermato:
"La minuziosa e complessa attività investigativa condotta dalla Procura e dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, continua a dare risultati, aggiungendo nuovi tasselli all’indagine che sta portando alla luce e sta smantellando tutta la rete di fiancheggiatori che hanno consentito la protezione del superlatitante anche nella nostra città negli ultimi anni, con grande danno all’immagine di tutti gli onesti e ignari cittadini della nostra Campobello.
Ancora incredulo e indignato per l’insospettabilità degli arrestati, ringrazio, dunque, nuovamente i magistrati e le forze dell’Ordine per l’importante operazione odierna, che assesta un nuovo colpo alla rete di protettori del superlatitante, contribuendo passo dopo passo, finalmente, alla completa liberazione del nostro territorio dalla mafia."
in copertina Massimo Gentile, foto tratta da Facebook