Luigi, il randagio simpatico. Storia di un cane (e di umani che mordono)

​"Lettera di una cittadina indignata e sensibile".

Redazione Prima Pagina Belice
Redazione Prima Pagina Belice
24 Luglio 2021 17:23
Luigi, il randagio simpatico. Storia di un cane (e di umani che mordono)

Riceviamo e pubblichiamo una lettera giunta alla nostra redazione.

Vita. Diceva qualcuno che ad un cane non importa che tu sia ricco o povero, intelligente o poco istruito, che tu abbia torto o ragione, che tu sia cattivo o buono… lui sarà sempre il tuo migliore amico. Il cane è così, sempre pronto ad esserci, ad ascoltarti o semplicemente farti compagnia. Un cane sa comprendere quando stai bene o stai male e anche se non sa esprimersi a parole, con la sua compagnia devota e silenziosa, troverà il modo per dirti che crede in te, che ha piena fiducia in te, che è lì per te…chiunque tu sia.Così è Luigi!Luigi, vive a Vita e oramai ne conosce ogni angolo. Col suo pelo raso, lucido, bianco e le sue macchie marroni, non passa mai inosservato, ed è diventato una mascotte per la comunità. 

Alcuni vitesi gli porgono del cibo, qualcun altro gli offre anche un giaciglio, ma a lui, spesso, bastano solo le coccole, le carezze, l’affetto. Adora essere libero e da vero amico, ama accompagnare le persone che vanno a piedi, non importa chi siano, se sono bambini o adulti, se abitano nelle case popolari o in quelle di private, se sono politici o semplici cittadini. Lui è sempre lì pronto a scodinzolare, con una ingenuità negli occhi che oggi, ormai, solo i bambini sanno avere. Luigi era poco più di un cucciolo quando si è infilato nel cancello di Ciccio in via Aldo Moro.

Non si è mai saputo chi avesse avuto il coraggio di abbandonarlo, così piccolo e indifeso. Come Luigi ben sa, adesso che è grande e ha 20 mesi, non ci sono controlli sui cani di proprietà, per stabilire chi ha il microchip e chi no, o se ci siano cani femmine in gravidanza e tantomeno dove finiscono le loro cucciolate. Non succede neanche a Vita, perché benché il paese sia piccolo ci sono tante altre cose più importanti di cui occuparsi. Luigi, sa già, che ancora oggi ci sono alcune persone che considerano cani e gatti come oggetti di cui disfarsi come spazzatura, lo sa perché è successo proprio a lui.

Lui però continua a credere nella bontà degli umani e ritiene che tutti siano suoi amici. Non importa se qualcuno lo ha bastonato, lo ha minacciato e se qualcun altro ha tentato più volte di metterlo sotto con la macchina. Per lui, come tutti i cani non esiste la parola odio.A volte Luigi, ama star sveglio la notte e far baldoria con altri cani. Abbaia per dire che è emozionato, o che qualcosa non va perché ci sono rumori sospetti e vuole avvisare i suoi amici umani. Luigi è felice di essere un cane.

Lui sa che la sua specie riesce a percepire i suoni quattro volte più lontani rispetto a quanto riesce a fare l'essere umano. La sua specie sa avvertire i terremoti e nei secoli ha salvato tante persone durante varie calamità, lavorando sempre a fianco degli uomini dell’arma e della protezione civile, non come certi esseri umani che si girano dall’altra parte. 

Luigi, come tutti i cani, è fortemente intelligente e vuole migliorarsi. Gli hanno detto che, a volte, il suo latrato di notte, disturba le persone che vogliono dormire ma nessuno gli ha mai chiesto, e si è mai chiesto, perché lo fa. Lui avrebbe solo bisogno di una mano che gli accarezzi il viso e lo rassicuri non di una che gli tira le pietre. Gli è stato detto che qualcuno ha scritto una lettera al Comune per cacciarlo, per rinchiuderlo dentro un canile. Luigi, non comprende…ha solo abbaiato come fanno tutti i cani al mondo.

Luigi non sa scrivere su facebook, per lamentarsi delle sue mancate libertà di parola, né delle libertà personali. Per lui il green pass non esiste, anche se ha fatto tutti i vaccini, ma gli hanno anche detto che ci sono vitesi favorevoli alla dittatura e, senza alcuna sensibilità, possono vietare le libertà di un essere vivente per vederlo rinchiuso tutta la vita dietro delle sbarre, o ucciderlo miseramente, lui però non ci crede, anzi. Luigi, con i suoi amici cani, si guarda intorno e pensa di essere davvero fortunato a vivere in un paese dove le persone in maniera così solerte segnalano, in forma scritta, i problemi al sindaco, nel passato non succedeva.

Forse è stata la pandemia a migliorare le persone a renderle più attente ai loro diritti, a studiare la costituzione, ad essere cittadini attivi nel voler affrontare concretamente le problematiche locali, a porsi domande sulla cura del verde pubblico e sul taglio degli alberi, sulle attività estive, sui bisogni dei bambini e dei giovani, a spronarli a partecipare alle sedute del consesso civico e fare proposte anche sul randagismo. Luigi, qualche giorno fa, è andato a casa di uno dei suoi migliori amici umani, Francesco Maltese.

È il suo umano preferito, lo adora, ama la sua musica, ama la sua famiglia. Aveva capito di essere in pericolo e si è rifugiato a casa sua. Si sentiva protetto dietro quel cancello ma alcune persone, gli accalappiacani, lo hanno cercato fin lì e volevano prelevarlo. Luigi non sapeva che ci fossero di nuovo le leggi razziali come nel 1938 che vietassero ad Ebrei e cani non solo di entrare nei locali pubblici, ma anche nelle residenze private. Dubbioso ha quindi chiesto al suo amico umano, abbaiando: - Perché i cani e gli ebrei non possono entrare, Ciccio?* Eh, loro gli ebrei e i cani non ce li vogliono.

Eh, ognuno fa quello che gli pare Luigi, eh. Là c’è un negozio, là, c’è un bar no, loro per esempio non fanno entrare gli spagnoli e i cavalli eh, eh… e i cavalli piacciono tanto ai vitesi…e coso là, c’è un farmacista no: ieri ero con un mio amico, un cinese che c’ha un canguro, dico “Si può entrare?”, dice “No, qui i cinesi e i canguri non ce li vogliamo”. Eh, gli sono antipatici oh, che ti devo dire oh?!- Ma noi nel tuo studio li facciamo entrare tutti.* No, da domani ce lo scriviamo anche noi, guarda! Chi ti è antipatico a te?- I gatti.

E a te?* A me… i visigoti! E da domani ce lo scriviamo: “Vietato l’ingresso ai gatti e ai visigoti”. Oh! E m’hanno rotto le scatole ’sti visigoti, basta eh!!- A me piacciono tutti gli umani, Ciccio! *Lo so Luigi, io non so come non si possano amare i cani, soprattutto quelli come te. Sai Luigi, a me i cani non mi hanno mai morso ma gli esseri umani sì. Facciamo di meglio domani, io chiamo il veterinario, ti adotto e ti faccio una assicurazione, così nessuno può più venirti a cercare o farti del male, ma mi prometti che piano piano imparerai con i miei insegnamenti a non abbaiare più la notte?- Puoi insegnarmi, Ciccio?*Certo che posso insegnarti Luigi, io sono un musicista! - Va bene Ciccio, te lo prometto!

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Questa è la storia di Luigi, un cane che vive a Vita e che oggi è stato adottato per essere protetto non dalle leggi ma dagli uomini che ne ricorrono e le usano per fini personali e solo per soddisfare un po’ di quella intolleranza e rabbia verso il mondo che gli cova dentro. Forse non è solo il lockdown, che ha acuito certi aspetti, come l’aggressività e l’odio verso chi apre bocca per esprimere un sentimento o solamente per abbaiare… probabilmente certi sentimenti sono già insiti nelle persone fin dalla nascita e probabilmente oggi, va di moda, anche fare gli sceriffi.

Vita, è una piccola comunità e anche un cane, con il suo affetto, può fare la differenza. Tuttavia, oggi, l’unico problema degli amministratori sembra essere proprio la presenza di questo cane, come se fosse un serial killer, un terrorista, un delinquente. Perché è così che va, in certe comunità. Le peggiori persone si trattano con riverenza e gli si offre il caffe al bar ma un cane no, il cane non ha diritto di esistere, di abbaiare, di circolare. Un cane è una piaga sociale. Il cane va epurato, magari ucciso sotto una macchina come solo i vigliacchi sanno fare, quelli che se la prendono sempre con i più deboli e che si nascondono dietro una lettera, che probabilmente nemmeno hanno scritto loro.

Invece di esserci riconoscenza e gratitudine verso chi si prende cura di un essere vivente abbandonato, e che sta risolvendo, indirettamente, un problema che fa capo solo ed esclusivamente all’organo politico, arrivano solo lamentele e ordini. Viene il dubbio che qualche amministratore, così come qualche cittadino, non sappia che il responsabile dei cani sul territorio è il sindaco e quando un cane viene obbligatoriamente registrato dal Comune (quando nessuno lo adotta, come spesso avviene), non finisce in un canile come molti desiderano, ma resta libero di circolare sul territorio con microchip a nome del primo cittadino che ne diventa responsabile della salute e della morte.

Ma non solo, viene anche il dubbio che coloro che sono responsabili al monte del randagismo, non si pongono domande su come evitare che i cani non vengano più abbandonati e come poter attuare politiche di adozione in collaborazione coi cittadini. Si preoccupano solo di dire al futuro proprietario cosa deve fare e come debba magicamente comportarsi un cane dall’oggi al domani. No, Luigi, a Vita non è un cane, ma un problema, e per qualcuno, con l’adozione, oggi il problema è passato a Ciccio.

A Vita, non si premiano le buone azioni e i buoni cittadini, quelli che si sono sempre prodigati anche per la collettività, per le attività sociali e che hanno scelto di vivere li. Tutt’altro: si dà spazio solo a chi vergognosamente mostra arretratezza culturale e sociale. Parole come pazienza, rispetto degli animali, educazione civica, sensibilizzazione della cittadinanza, sono cadute nel dimenticatoio. Quello che sta succedendo a Luigi e a Ciccio dimostra solo il fallimento di una comunità e la sconfitta dell’intelligenza umana.

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