Scavi clandestini e razzie nei siti archeologici, furti, traffico illegale di opere d’arte. Un vero e proprio business per le organizzazioni criminali che operano nel settore dei beni culturali. “Con il traffico di opere d’arte ci manteniamo la famiglia”, scriveva in un pizzino il boss Matteo Messina Denaro.
Di “archeomafia” si è parlato nel corso della conferenza “La bellezza rubata, l’interesse delle mafie per le opere d’arte”, che si è svolta ieri nei locali del Museo San Rocco di Trapani, organizzata dal presidio “Giangiacomo Ciaccio Montalto” di Libera e il Gruppo Fai Giovani di Trapani. In Italia i reati accertati in materia, secondo il rapporto “Archeomafia” di Legambiente, sono stati 642 nel 2023. Maglia nera per la Sicilia che si piazza al secondo posto della classifica con ben 115 reati accertati lo scorso anno, in testa troviamo la Sardegna con 126 reati accertati.
“A livello mondiale, un giro illegale di affari dal valore di 8 miliardi di euro all’anno” ha sottolineato nel corso del suo intervento il tenente colonnello Gianluigi Marmora, comandante del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Palermo. Un fenomeno che ha toccato da vicino il nostro territorio. Emblematico è il “caso Castelvetrano”. Tra i primi tombaroli, responsabili del saccheggiamento dell’area archeologica di Selinunte, il padre di Matteo Messina Denaro, Francesco.
Dell’interesse di “don Ciccio” per le cose antiche ha parlato lo stesso ex capomafia di Trapani nel corso dell’ultimo interrogatorio con i magistrati dopo il suo arresto avvenuto nel 2023. Tanti i pentiti che hanno svelato i particolari del traffico illecito di opere d’arte che dalla Sicilia passavano per la Svizzera prima di finire nelle teche di importanti musei internazionali privati. A far da intermediario il proprietario di una galleria d’arte a Basilea. Secondo alcuni pentiti, ci sarebbero sempre i Messina Denaro dietro il furto della Natività con San Francesco e San Lorenzo di Michelangelo Merisi da Caravaggio.
Dell’opera, trafugata nel 1969 dall’Oratorio di San Lorenzo a Palermo e mai più ritrovata, ha parlato ieri il professore Maurizio Vitella, associato di Storia dell’Arte Moderna presso l’Università di Palermo. Presenti all’incontro, moderato da Gisella Mammo Zagarella responsabile del presidio trapanese di Libera, la prefetta di Trapani, Daniela Lupo, il questore Giuseppe Peritore, il comandante provinciale dei Carabinieri colonnello Mauro Carrozzo, il comandante provinciale della Guardia di Finanza, colonnello Costantino La Vecchia. Quello di ieri è stato il primo dei “100 passi verso il 21 Marzo” quando Trapani ospiterà la Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno.
Abbiamo ascoltato il tenente colonnello Gianluigi Marmora