Parcheggio a pagamento del parco archeologico di Segesta: 5 condanne nel processo Phimes

Completa assoluzione per l’ex comandante dei vigili, Giorgio Collura, e per altri due imputati

Redazione Prima Pagina Belice
Redazione Prima Pagina Belice
05 Luglio 2025 16:39
Parcheggio a pagamento del parco archeologico di Segesta: 5 condanne nel processo Phimes

Un lungo processo, durato quattro anni, che ha visto alla barra degli imputati un imprenditore edile Francesco Isca, l’ex sindaco di Calatafimi Vito Sciortino e un nutrito gruppo di vigili urbani del comune trapanese tutti implicati, a vario titolo, nella creazione, gestione e supporto “commerciale” del parcheggio privato denominato Archeodromo a valle del Parco Archeologico di Segesta. Il posteggio nato con finalità speculative è stato illegalmente appoggiato dalla politica locale che ha, pur non avendone diritto, obbligato il Parco a chiudere il proprio parcheggio interno e gratuito per i visitatori.

Centinaia sono state le lamentele dei turisti italiani e stranieri che hanno invaso le pagine di noti motori di ricerca web dedicati ai viaggiatori. A denunciare, prima di tutti, quanto stava accadendo è stata proprio la Società Geografica Siciliana, con sede a Palermo, che per mezzo di comunicati stampa, articoli sui media locali e lettere di protesta è riuscita a far puntare i riflettori sul meccanismo fraudolento in essere alle spalle del parcheggio che arrecava gravi danni d’immagine al Parco Archeologico di Segesta e un disservizio ai tanti turisti che erano così obbligati a pagare per un servizio non voluto e uno spostamento aggiuntivo in bus!

La Società Geografica Siciliana è stata ammessa, a fine 2020, quale unica parte civile al processo presso il Tribunale di Trapani e ieri, dopo quattro anni di lavori, ne è stata riconosciuta la bontà della denuncia a suo tempo effettuata e il gravo danno di immagine che il Parco ha subito con un risarcimento di tremila euro oltre al pagamento delle proprie spese legali a carico di tre imputati.

“Abbiamo voluto mandare un messaggio forte alla collettività e a quanti avessero in futuro idea di strumentalizzare i beni culturali pubblici per un proprio tornaconto economico illegale – dichiara Massimo Mirabella, presidente della SGS – a discapito dei monumenti, del paesaggio e dei tanti turisti e appassionati che hanno il piacere di fruire delle nostre ricchezze culturali”. “La corte di Trapani, che ringraziamo, ha riconosciuto, grazie al risarcimento destinato all’Associazione, il nostro impegno civile e l’intento di reinvestire quanto sottratto ai condannati per la riabilitazione dell’immagine del Parco, profondamente compromessa agli occhi dei turisti per quanto successo.

Avevamo pianificato di investire le somme del risarcimento per elargire una borsa studio di scavo archeologico in favore del Parco con il quale avevamo già firmato un protocollo di collaborazione. L’ammontare del risarcimento però, inferiore a quanto necessario, non ci permetterà di destinare le risorse allo scavo ma sarà nostra cura impegnare le somme, non appena ci verranno liquidate, per delle attività di marketing culturale in favore dell’immagine del Parco di Segesta”.

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