Al Cretto di Burri il gran finale del Festival della Orestiadi con Luca Zingaretti il 31 luglio

Isabella Ragonese e Paolo Briguglia invece l'1 agosto e Danilo Rea il 3 agosto

Redazione Prima Pagina Belice
Redazione Prima Pagina Belice
28 Luglio 2025 10:30
Al Cretto di Burri il gran finale del Festival della Orestiadi con Luca Zingaretti il 31 luglio

ORESTIADI DI GIBELLIN. Al Cretto di Burri il gran finale del Festival con Luca Zingaretti (31 luglio), Isabella Ragonese e Paolo Briguglia (1 agosto) e Danilo Rea (3 agosto).

Sta per concludersi la 44ª edizione delle Orestiadi di Gibellina, un cammino tra arte, memoria e visioni che ha avuto come filo conduttore “Ascoltando il passato / Guardando al futuro”.

Il gran finale, questa settimana, sarà al tramonto, tra le pieghe del tempo e del silenzio, nel paesaggio sospeso del Cretto di Burri, evento speciale realizzato con il sostegno dell’Assessorato regionale ai beni culturali e dell’identità siciliana in collaborazione con la soprintendenza di Trapani.

Giovedì 31 luglio alle ore 19.00, unica data in Sicilia dopo il suo debutto a San Miniato, Luca Zingaretti legge “Autodifesa di Caino” ultimo testo scritto da Andrea Camilleri per continuarele celebrazioni del centenario della sua nascita, musiche composte da Manù Bandettini ed eseguite dal vivo da David Giacomini e Manù Bandettini (prodotto da Zocotoco Srl in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana, Teatro Nazionale). Un omaggio che richiama il memorabile “Conversazioni su Tiresia”, recitato da Camilleri nel 2018 al Teatro Greco di Siracusa, dove l’autore lanciò un simbolico invito a rivedersi tra cent’anni. Questo spettacolo è una toccante anticipazione dell’appuntamento che ci aveva dato.

Venerdì 1° agosto alle ore 19.00 due performance ineditesite specific, tra parole e musica, a partire dai testi di Ghiannis Ritzos e Colm Toibin per raccontare due personaggi chiave dell’Orestea: Agamennonecon Paolo Brigugliae le musiche eseguite dal vivo da Gabrio Bevilacqua e “Clitennestra” conIsabella Ragonesee lemusiche eseguite dal vivo da Rodrigo D’Erasmo, il prologo sarà affidato alla danza di Federica Aloisiosulle parole di “Cassandra” di Wisława Szymborska.

Domenica 3 agosto alle ore 19.00, a chiudere il Festival e il viaggio tra le musiche del nostro tempo – tra omaggi ai grandi autori e cantautori, tra passato e futuro – sarà il pianista Danilo Rea con il suo toccante tributo a Fabrizio De André.

L’uno giugno del 2018 Andrea Camilleri in prima mondiale recitò al teatro greco di Siracusa “Conversazioni su Tiresia” un testo da lui scritto e che era considerato da tutti il suo un testamento artistico: “Fu una serata magnifica! Andrea, solo in scena, seduto su una poltrona, ammaliò e ipnotizzò il pubblico con la magia della sua voce rauca e la forza delle sue paroleracconta Luca Zingaretti -. Alla fine della serata Andrea interruppe gli applausi, che sembravano non avere mai fine, e nel silenzio che ne segui pronunciò le seguenti parole: “Scusate, vorrei dirvi ancora una cosa. Mi piacerebbe che ci rincontrassimo. Tutti quanti, qui. In una serata come questa. Tra 100 anni! Me lo auguro, ve lo auguro, veramente. Ciao”

“Queste parole furono per me un pugno nello stomaco, per vari motivi. Innanzitutto, perché risuonarono come le parole di un uomo, un intellettuale, che sente la fine avvicinarsi e vuole congedarsi dalla vita lanciando un segnale forte, preciso. In un teatro, che era stato il suo primo amore, e da uomo di teatro che ne conosce bene meccanismi e possibilità, un luogo dove tutto è possibile e dove lo spazio e il tempo non esistono per come li conosciamo, ma sono, al contrario elastici e plasmabili, il suo invito a rivedersi arrivò autentico, reale. Mi ricordo che pensai: “ok, a tra 100 anni allora, qui!”

Poi per l’allegria con cui le pronunciò che faceva sembrare queste parole come un invito a non buttare via nulla della vita, perché la sua bellezza è pari solo alla sua caducità.

Nell’anno circa che lo separò dalla morte avvenuta a Roma il 17 luglio del 2019, Andrea scrisse un altro monologo che è quello che oggi presentiamo al pubblico. Lui non c’è più̀ e questa è una mancanza dolorosa e inconsolabile. Ma sono felice di essere, ancora una volta, strumento del suo talento. Considero questa messa in scena di “Caino”, e spero che vorrete considerarlo anche voi con me, una affettuosa anticipazione dell’appuntamento che ci aveva dato”.

L’Orestea è il simbolo culturale della ricostruzione di Gibellina: nel 1981, per celebrare, appunto, la rifondazione della città e segnare l’alba di un destino tutto da riscrivere, sulle rovine della distrutta Gibellina, novella Troia e immaginario Palazzo degli Atridi, Ludovico Corrao riproponeva la recita dell’Orestea nel ‘siciliano poetico’ ideato di Emilio Isgrò: un vigoroso messaggio di rinascita culturale per tutti i popoli minacciati dai sismi della storia e dai non meno potenti terremoti di civiltà operati dalla guerra.

L'Orestea segna l'inizio di una profonda germinazione di incontri creativi tra artisti, architetti, musicisti, poeti, contadini, artigiani, operai, donne e giovani che insieme rifondano la città, ne segnano le strade e le case, riscoprono il valore eterno dell'arte e della bellezza, scavano nelle radici della loro identità e della loro storia per scoprire il genius loci nella nuova terra promessa raggiunta dopo quattordici anni di esilio e di baracche.

Al Festival delle Orestiadi è stato immaginato un progetto performativo, che metterà il Cretto e l’Orestea in un dialogo creativo unico, una produzione artistica che affronti il tema della riscrittura contemporanea dell’Orestea in più forme e grazie al contributo di più artisti.

Due performances, tra parole e musica, a partire dai testi di Ghiannis Ritzos e Colm Toibin per raccontare due personaggi chiave dell’Orestea: Agamennone e Clitennestra, attraverso le voci due straordinari interpreti siciliani: Isabella Ragonese e Paolo Briguglia che in scena dialogheranno rispettivamente con le musiche di Rodrigo d’Erasmo e Gabrio Bevilacqua.

Il prologo sarà affidato alla danza di Federica Aloisio sulle parole di “Cassandra” di Wisława Szymborska. Un viaggio tra classico e contemporaneo che darà l’avvio ad un più ampio progetto che ci guiderà, proprio dentro il tema della riscrittura contemporanea dell’Orestea e dei suoi personaggi, verso il 2026, anno in cui Gibellina sarà Capitale italiana dell’arte contemporanea.

La Mostra, l’Orestea contemporanea: il progetto sarà completato da una mostra al Baglio Di Stefano, che ripercorre questi spettacoli attraverso tracce ancora oggi esistenti, fotografie, video, libretti di scena, manifesti e con un approfondimento critico attraverso gli scritti provenienti da pubblicazioni eterogenee per la prima volta presentati organicamente insieme alle informazioni di contesto per restituire la straordinarietà dell'esperienza teatrale di Gibellina. Il percorso si arricchisce di un’installazione, immaginata per l’occasione, di Enzo Venezia negli spazi esterni del Baglio Di Stefano, con otto sculture in ferro, ispirate ai personaggi dell’Orestea

A chiudere il Festival, il 3 agosto al Cretto di Burri, e il viaggio tra le musiche del nostro tempo, omaggio ai grandi autori e cantautori, tra passato e futuro sarà il pianista Danilo Rea e la sua performance musicale, al tramonto sul Cretto di Burri, dedicata alle musiche di Fabrizio De Andrè.

Sono trascorsi venticinque dalla scomparsa di Faber e uno dei migliori pianisti di oggi, Danilo Rea, propone il suo personale omaggio, in un'interpretazione unica per piano solo. Edito nel 2010 in un memorabile disco per la prestigiosa etichetta Act, “A tribute to Fabrizio De Andrè” resta una tra le più originali, ma allo stesso tempo sensibile e fedele, elaborazioni del prezioso lascito del cantautore genovese.

Il live rappresenta un'occasione unica, per ascoltare, spogliate dal significato effettivo della parola, le celebri canzoni di De Andrè che diventano l’ideale ispirazione per la grande forza creativa di Rea che qui si muove fra brani intramontabili come “Bocca di Rosa” e “La Canzone di Marinella”, intense ballate struggenti (“Caro Amore”, “La Stagione del tuo Amore”), al blues e allo swing sincopato (“La Ballata Dell’Amore Cieco”) per arrivare persino a passaggi di puro free jazz (“Girotondo”).

Ne scaturisce un magnifico tributo alle canzoni di De André traboccante di melodia e di tecnica straordinaria, un lavoro del tutto personale e originale e che offre l’opportunità al mondo di conoscere due dei più importanti artisti italiani: Danilo Rea e Fabrizio De Andrè.

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